Alcuni scienziati, impegnati nel monitoraggio dell’inquinamento della baia di Seattle, hanno riscontrato la presenza di tracce di oppioidi, in alcune cozze pescate nello stretto di Puget. I rilievi, sono stati effettuati dal Washington Department of Fish and Wildlife.
Cozze contaminate Seattle: il lavoro degli scienziati e il rilevamento delle zone interessate
Ogni due anni, gli scienziati del Washington Department of Fish and Wildlife, prelevano campioni di cozze da una zona caratterizzata da acqua incontaminata, sull’isola di Whidbey. Posizionano, poi, tali campioni, in diversi siti della baia di Puget Sound. Essi fungono, in pratica, da test, per valutare il livello di inquinamento nelle acque della stessa baia. I piccoli molluschi, infatti, per alimentarsi, spalancano i loro gusci e ingurgitano acqua, filtrando il loro microscopico cibo attraverso le minuscole branchie. Di conseguenza, se nell’acqua sono presenti sostanze inquinanti, queste possono depositarsi nei tessuti. Trascorsi due o tre mesi, le cozze vengono estratte e analizzate, per verificare se ci siano eventuali sostanze chimiche o addirittura nocive. Stando a quanto riferito dal Puget Sound Institute, i ricercatori, nel corso delle loro analisi, ravvisano, nei molluschi, davvero di tutto: farmaci vari, cocaina, antibiotici e antidepressivi.
Ma, nel caso in questione, per la prima volta, nei piccoli soggetti presi in esame, sono state individuate tracce di oppioidi, in particolare, di ossicodone, una sostanza impiegata come antidolorifico. A tale scoperta, si è giunti comparando cozze incontaminate, provenienti dall’isola di Whidbey, con altre provenienti da 18 località, nelle vicinanze dello stretto di Puget. Le analisi eseguite, con il supporto del Puget Sound Institute, hanno evidenziato che 3 siti su 18, producevano cozze contaminate da ossicodone. Due di questi tre siti, si trovano nei pressi dello storico distretto navale. L’altro, ovvero l’Elliot Bay, si trova in prossimità dell’Harbour Island di Seattle.
Altre sostanze rinvenute nelle cozze della baia di Seattle
Andy James, ricercatore del Puget Sound Institute, ha asserito che i quantitativi di ossicodone, trovati nei molluschi, sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli che caratterizzano le normali dosi terapeutiche per l’uomo. In altre parole, bisognerebbe mangiare circa 68 kg di cozze contaminate, per giungere a una dose minima della sostanza. Tuttavia, l’ossicodone non è la sola sostanza stupefacente, rintracciata nei campioni di cozze analizzati. Sono stati rinvenuti in questi frutti di mare, infatti, anche alti livelli di melphalan, un farmaco usato nei trattamenti chemioterapici e ritenuto alquanto cancerogeno.
Ma come avviene la contaminazione? Secondo Jennifer Lanksbury, biologa dello State Fish and Wildlife, la scoperta di tracce di ossicodone nelle cozze, dimostra il consumo di tale sostanza, da parte di molte persone che vivono nell’area dello Stretto Di Puget. Gli esperti, dunque, sostengono che la contaminazione avvenga, sostanzialmente, attraverso gli impianti di depurazione delle acque di scarico. Il timore più grande è, ovviamente, che queste sostanze inquinanti possano danneggiare, in maniera irreversibile, la fauna marina di quest’area. Fortunatamente, i dati costantemente messi a disposizione dagli scienziati, consentono di intervenire tempestivamente, attraverso processi di trattamento delle acque, finalizzati a rimuovere (per quanto possibile), chimicamente e biologicamente, gli elementi tossici.